Eccole qua, arrivano sul mercato le prime caldaie H2 ready, ovvero pronte a bruciare con una miscela di metano ed idrogeno al 20%.
Il termine IDROGENO deriva dal francese hydrogène (che genera acqua) e fu coniato nel 1787 dal chimico francese Lavoisier. Avete letto bene: in natura esiste un gas che se bruciato, non genera emissioni nocive ma… acqua!
L’idrogeno è estremamente abbondante in natura, è altamente infiammabile e quando brucia, libera il triplo dell’energia rispetto al metano. Quindi, la domanda sorgerebbe spontanea: perchè dunque non lo utilizziamo subito? Semplice, purtroppo l’idrogeno, in natura, si trova sempre legato ad altri atomi come ad esempio nell’acqua (H2O, due atomi di idrogeno ed uno di ossigeno) o nel metano (CH4, un atomo di carbonio e quattro di idrogeno), e per poterlo separare dagli altri atomi necessitano grandi quantità di energia.
L’idrogeno è una grandissima opportunità per la transizione energetica che dovremo affrontare da qui ai prossimi decenni, a patto però, che la sua produzione sia fatta da fonti rinnovabili. In quel caso, e soltanto in quel caso, potremo parlare di IDROGENO VERDE!
Viste da fuori, le nuove caldaie H2 Ready sono del tutto simili alle precedenti caldaie a condensazione, ma all’interno, batte un cuore sempre più ecologico e attento alle emissioni in atmosfera. Purtroppo dobbiamo essere anche realistici: le “tradizionali” caldaie a condensazione, rispetto alle loro antenate, sono state notevolmente più performanti, ci hanno permesso raggiungere rendimenti altissimi e di poterle abbinare in tutta serenità ad impianti a bassa temperatura aumentando sensibilmente il risparmio energetico, ma di contro, bruciando, emettono circa il doppio di CO2 (in media il 9-10%) rispetto alle vecchie caldaie (che in media emettevano il 4-5% di CO2).
SNAM sostiene che il 99% delle reti di distribuzione sono già pronte per trasportare una miscela metano-idrogeno al 10%, pertanto quando nelle reti di distribuzione verrà erogata la miscela metano-idrogeno, potremo saggiare il reale beneficio di questo ulteriore cambiamento.
Dati alla mano, 3/4 dell’inquinamento atmosferico, derivano dalle emissioni causate dagli impianti civili, pertanto ognuno di noi dovrebbe sentirsi il primo responsabile di ciò che sta accadendo riguardo ai cambiamenti climatici. Efficientare i nostri impianti termici, non è più solo una questione di risparmio energetico, ma anche e soprattutto una presa di coscienza, quella coscienza ecologica che dovremmo iniziare a maturare molto velocemente.